11 APRILE 2012: L’AMERICA’S CUP RIPORTERA’ A NAPOLI UN’ANTICA QUANTO DESIDERATA EMOZIONE

di Ciro A. R. Abilitato

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Subito nobis hodie Alexandrinae naves apparuerunt, quae praemitti solent et nuntiare secuturae classis adventum: tabellarias vocant. Gratus illarum Campaniae aspectus est: omnis in pilis Puteolorum turba consistit et ex ipso genere velorum Alexandrinas quamvis in magna turba navium intellegit; solis enim licet siparum intendere, quod in alto omnes habent naves. Nulla enim res aeque adiuvat cursum quam summa pars veli; illinc maxime navis urgetur. Itaque quotiens ventus increbruit maiorque est quam expedit, antemna summittitur: minus habet virium flatus ex humili. Cum intravere Capreas et promunturium ex quo “alta procelloso speculatur vertice Pallas”, ceterae velo iubentur esse contentae: siparum Alexandrinarum insigne [indicium] est.
(Lucius Anneus Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, IX,77,1-2)

Oggi sono improvvisamente apparse alla nostra vista le navi alessandrine, che di solito precedono la flotta e ne preannunciano l’arrivo: si chiamano “navi tabellarie” (navi staffetta). In Campania sono viste con favore: tutta la popolazione di Pozzuoli si affolla sul molo, e anche in mezzo a tante navi riconosce quelle alessandrine dalla velatura: solo ad esse è consentito spiegare la vela di gabbia che tutte le navi alzano in alto mare. Non c’è niente che favorisca la velocità della nave quanto la parte alta della velatura; è da qui che la nave riceve la spinta maggiore. Perciò, quando il vento cresce e si fa più forte del dovuto, l’antenna viene abbassata: in basso il soffio ha meno forza. Quando giuncono in prossimità di Capri e del promontorio da cui “Pallade dall’alto di una cima tempestosa osserva”, le altre navi devono ridurre la velatura: la vela di gabbia è perciò il segno distintivo delle navi alessandrine.
(Lucio Annèo Seneca, Lettere morali a Lucilio, IX,77,1-2)

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Il primo evento del 2012 valido per la 34a edizione dell’America’s Cup World Series, il cui circuito di regate tocca località diverse, scelte con estrema cura tra le più rinomate del mondo, avrà inizio l’11 aprile nelle acque della baia di Napoli. Le boe saranno posizionate nel braccio di mare compreso tra il borgo marinaro di Castel dell’Ovo e il porticciolo turistico di Mergellina. Gli eventi, che porteranno all’ombra del Vesuvio circa 400 mila turisti, si concentreranno fra il lungomare e la Villa Comunale, ma avranno come teatro la vasta distesa marina su cui si stagliano sullo sfondo le isole di Capri, Ischia e Procida. Lungo via Caracciolo verranno realizzati un palco per le premiazioni con mille posti a sedere, uno studio televisivo, un’area ristoro di mille metri quadrati e trecento posti a sedere, piccoli punti di ristoro e gazebo per un totale di duecentocinquanta posti. Agli sponsor andranno settecento metri quadrati, mentre seicento metri quadrati verranno destinati agli infopoint turistici. All’interno della “Hospitality Area“ verranno date Lezioni di strategie nautiche dagli stessi campioni di vela, che racconteranno le loro esperirienze e spiegheranno le tecniche di regata attraverso modelli, plastici, film e simulazioni di gare veliche in 3D. Nel “Public Village” verranno allestite mostre fotografiche e di oggettistica di lusso, con gioielli in oro, pietre preziose, coralli e cammei. Sul lungomare e lungo via Chiaia sarà allestita la “Excellence Avenue”, la via dell’eccellenza, dove verranno esposti cibi locali, abiti di alta moda e prodotti dell’hi-tech del Mezzogiorno. Al mondo della carpenteria navale e della nautica partenopea verrà invece riservata l’area “Mare maris”. Si prevede anche la possibilità per gli appassionati di cimentarsi, fra una gara e l’altra, sul circuito di regata con barche private messe a disposizione dalle numerose scuole di vela che saranno presenti alla manifestazione. Lo spazio dedicato al cinema e al teatro partenopeo sarà quello della “Notte dello champagne”, mentre il “Luxury fast food” provvederà alla cucina. A sera, spettacoli di jazz e di danza dedicati all’acqua intratterranno i visitatori. L’impiego della tecnica del video mapping consentirà di proiettare contenuti video in 3D su grandi superfici architettoniche, quali le facciate dei palazzi, i monumenti e gli edifici storici, che si trasformeranno per l’occasione in vere e proprie “tele” su cui verranno priettate immagini in movimento o fisse, le quali, pensate fin dall’inizio per essere adattate alle forme dell’edificio su cui verranno proiettate, ridisegneranno e addirittura trasformeranno le superfici preesistenti con effetti altamente spettacolari. La kermesse si svolgerà dal 7 al 15 aprile e comporterà, come ovvio, notevoli restrizioni alla viabilità in tutta la zona della Riviera di Chiaia. È prevista, infatti, già da lunedì 26 marzo e fino al 25 aprile, la chiusura totale al traffico in via Caracciolo e in viale Dhorn, da Piazza della Repubblica a Piazza Vittoria. Alla cerimonia di apertura, che inizierà con la tradizionale sfilata delle bandiere, si potrà assistere da piazza Plebiscito e da Mergellina, mentre lo spettacolo di chiusura prevede una gigantesca pira sul mare e gli immancabili fuochi d’artificio. Ma non sarà un addio, perché l’evento ritornerà a Napoli e la randa verrà di nuovo cazzata dall’11 al 19 maggio 2013 per l’atto finale dell’AC World Series. Subito dopo, infatti, i team vincitori si sposteranno a San Francisco per la Louis Vuitton Cup e le finali dell’America’s Cup, che si svolgeranno dal 7 al 22 settembre 2013 nelle acque della città californiana.

Come ha osservato il presidente dell’Unione Industriali di Napoli, Paolo Graziano, che è anche amministratore unico dell’ACN s.r.l. (America’s Cup Napoli), società di scopo costituitasi per la gestione dell’evento, “i due appuntamenti di Coppa America che si è stabilito di ospitare in territorio partenopeo saranno importanti per il rilancio di Napoli e della Campania, perché porteranno risorse ad una città che vuole rinnovare la sua immagine, e che ritornerà in giusta luce sotto i riflettori dei media internazionali”. Per il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, “le due tappe dell’America’s Cup World Series saranno determinanti per il rilancio di Napoli e della sua immagine nel mondo. Entrambi gli appuntamenti rappresenteranno infatti per la città non solo degli eventi sportivi di grande portata, ma una dinamo per lo sviluppo economico, favorendo il turismo, il commercio, l’occupazione, risvegliando nuove iniziative e l’interesse delle istituzioni e degli investitori; cose queste che faranno senz’altro bene sul piano internazionale all’immagine della città, volta ormai, con questa ed altre innumerevoli iniziative, nella direzione del rilancio e della crescita”. Della stessa opinione il Presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, che ha giudicato l’evento “un grande successo, dovuto all’ottimo lavoro da parte di tutti, e che premierà, in termini di benefici, la città e l’intera Regione, il miglior campo di gara per un simile evento di rilievo mondiale”.

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Sotto l’aspetto puramente sportivo, da una recente rivelazione di James Spithill, lo skipper di Oracle Racing che gareggiò per Luna Rossa in occasione della Coppa America 2004-2007, le regate saranno rese ancora più spettacolari dal nuovo format che il più famoso e antico trofeo velico del mondo assumerà nei giorni della competizione. I fantastici catamarani AC45, dotati di ala rigida, veloci al punto da sfiorare i 50 km orari sulla cresta dell’onda e adatti per gare tattiche, si daranno battaglia lungo brevi percorsi a poche decine di metri dalla riva e dal pubblico. Le regate si svolgeranno infatti a non più di 300 metri dalla costa, e potranno essere seguite in mare alla distanza di 500 metri dal campo di regata. Tuttavia i catamarani, col loro fiocco di quasi 50 metri quadri di superficie e il gennaker di 125 mq, saranno ben visibili da qualsiasi posizione, anche a notevole distanza. Ogni competizione di Coppa America si comporrà di fleet racing (regate di flotta) e di match race (gare a due) che testeranno l’abilità degli equipaggi come mai finora è stato fatto.
Nel 2010, la competizione, disputata dal 1° al 25 febbraio a Valencia, in Spagna, fu vinta dall’imbarcazione statunitense BMW Oracle Racing, del Golden Gate Yacht Club (GGYC) di San Francisco (California), che ottenne la vittoria per 2 a 0 sul defender svizzero Alinghi della Société Nautique de Genève, detentrice nel 2007 della coppa conquistata per la seconda volta consecutiva (benché poi si dica che la Svizzera non sia un paese di santi e navigatori!) alla New Zealand, la quale l’aveva a sua volta tolta nel 2000 all’italiana Luna Rossa.

baia di Napoli

Mentre in passato tutto tra i challengers si risolveva in occasione della sola regata di flotta della domenica, secondo il nuovo format, non solo ogni regata di flotta avrà questa volta una durata di 35 minuti, e sarà pertanto più lunga di quelle disputate in passato, ma il risultato finale del Fleet Racing Championship sarà determinato dalle performance prodotte dai team nel corso di tutte le regate di flotta. Come stabilito sin dall’edizione 2005-2007 della Coppa, i punti assegnati durante ogni session race aumenteranno via via che ci si avvicinerà alla finale, come avviene nei racing acts della Louis Vuitton Cup. Perciò, ogni singola regata sarà valida in vista dell’ultima gara. Di conseguenza, sarà importante per i team e gli skippers, se vorranno giungere alla regata decisiva dell’ultima domenica con le carte in regola, fare bella figura in ogni singola prova. “La regata di flotta dell’ultima domenica (15 aprile) – ha precisato il direttore dell’evento, Iain Murray – è quella che avrà il maggior valore in termini di punteggio, ma a partire da Napoli, tutte le regate di flotta varranno per la classifica finale. Questa scelta obbligherà gli equipaggi a dare il massimo in ciascuna delle cinque giornate di regata e a portare al massimo grado l’entusiasmo dei sostenitori dei diversi yacht club in vista dell’imperdibile appuntamento della domenica. Le regate di flotta saranno molto più lunghe rispetto al passato, ma il campo di regata resterà molto stretto e premierà chi saprà condurre al meglio la barca e chi dimostrerà il migliore affiatamento di squadra. Le regate, quindi, dureranno di più, ma la pressione sugli equipaggi resterà intensa”. Le gare a due di match race saranno invece di 15 minuti, ed avranno perciò la stessa durata di quelle disputate nel corso dei precedenti eventi. I team si daranno battaglia per i primi tre giorni con l’obiettivo di avanzare fino alla gara del sabato, che stabilirà i vincitori per il Match Racing Championship di domenica. Anche in questo caso, nessun errore sarà tollerato: i team, per avanzare, dovranno dimostrare abilità nelle manovre, bravura e prontezza degli skippers, nonché grande coesione e coordinamento di gruppo.


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“Le regate − ha aggiunto Iain Murray − non potranno che essere combattute ed entusiasmanti, soprattutto con Luna Rossa tra le boe, che con i team francesi e Koreani ha già dimostrato, nelle ultime fasi delle tappe disputate nel 2011, di essere in grado di inserirsi a più riprese tra le squadre di vertice”. Il programma prevedeva l’inizio della competizione per sabato 7 aprile, ma questa data è stata spostata a mercoledì 11, per motivi definiti tecnico-sportivi dall’ufficio stampa dell’Acea (America’s Cup Event Authority). Lo slittamento ridurrà naturalmente i giorni di gara da sette a cinque. Tuttavia, nel corso dei due giorni sottratti al calendario delle competizioni si potrà assistere agli allenamenti dei team in acqua. Il giorno 11 si disputeranno diversi duelli uno contro uno, con i quali si stabiliranno i successivi accoppiamenti in base ai punteggi di classifica. La domenica, invece, i team saranno chiamati alla disputa di tre regate di flotta. Tra mercoledi 11 aprile e sabato 14, le squadre saranno impegnate in undici regate di flotta, inclusa una prova di circa 40 minuti, da cui usciranno i quattro team che avanzeranno verso le semifinali e le finali del match race. L’ultimo giorno della manifestazione, domenica 15 aprile, si aprirà con la disputa degli AC500 Speed Trial, che metterà alla prova ogni team su un percorso di 500 metri. L’equipaggio che coprirà il percorso stabilito nel minor tempo sarà incoronato vincitore della prova. Una volta conclusi gli Speed Trial, gli equipaggi saranno ancora impegnati in una regata winner-takes-all della durata di circa 40 minuti, che assegnerà il titolo di vincitore del Fleet Race Championship. È questa la prova che non ammette errore. Una sola sconfitta significherà trovarsi di punto in bianco fuori dai successivi giochi. Tutte le regate comprese tra l’11 e il 15 aprile verranno trasmesse in diretta su www.youtube.com/americascup. Dieci i team internazionali che si sono iscritti alle regate versando prima l’acconto di 25.000 $ alla America’s Cup Properties Inc., quale contributo ai costi di gestione dell’ente proprietario del marchio America’s Cup, poi sottoscrivendo due fideiussioni di 1.500.000 $, versate il 30 aprile e il 31 luglio 2011 per la partecipazione alle World Series, e poi ancora versando 1 milione di Euro per l’iscrizione. Questi costi sono mitigati attraverso un sistema di rimborsi sulla falsa riga dei dividendi delle quote azionarie, basati sui piazzamenti nelle Word Series. I dieci team in lizza sono: il detentore del trofeo Oracle Racing (U.S.A.), Aleph Èquipe de France (Francia), Artemis Racing (Svezia), Bar (Regno Unito), China Team (Cina), Emirates Team (Nuova Zelanda), Energy Team (Francia), Green Comm Racing (Spagna), Luna Rossa Challenge (Italia), Team Korea (Corea del Sud).
Il team di Luna Rossa Challenge, sostenuto dallo yacht club Circolo della Vela Sicilia di Mondello (Palermo), che è entrato tardivamente nella sfida accettata da Oracle Racing del GGYC di San Francisco, sarà composto dallo skipper Massimiliano Sirena (per gli amici Max), dal tattico Francesco Bruni, dal navigatore Matteo Plazzi (uno degli ideatori dell’ala rigida e vincitore dell’America’s Cup con BMW Oracle Racing), dal timoniere Paul Campbell-James (vincitore del circuito Extreme Sailing Series) e da Chris Draper, ex skipper di Team Korea. Sponsor del team, per 40 milioni di euro, è il patron della prestigiosa casa di moda Prada, Patrizio Bertelli, egli stesso velista e omologo italiano del re del software Larry Ellison, finanziatore del team statunitense. Luna Rossa, per ricordare, è già stata altre tre volte tra gli sfidanti dell’America’s Cup: la prima volta nell’edizione del 2000, conclusasi con la vittoria della Louis Vuitton Cup, la seconda nell’edizione del 2003, dove si fermò alle semifinali, e la terza nel 2007, quando venne battuta dai kiwi di Emirates per un divario di 40 secondi nella finale della Louis Vuitton Cup. Nonostante l’ingresso tardivo nel circuito, il team italiano griffato Prada impegnerà, nei restanti appuntamenti dell’AC World Series, due AC45.
Progettato dal team design di Oracle Racing rispettando le indicazioni dall’America’s Cup Race Management (ACRM), il multiscafo AC45 ad ala rigida, il cosiddetto muletto, è il nuovo prototipo della prossima generazione di imbarcazioni high-tech da competizione che verranno impiegate nelle gare dell’America’s Cup. Gli AC45 (lunghezza entro i 45 piedi), pesano 1400 kg, hanno una superficie velica di bolina di 143 metri quadrati (ala di 95 mq + fiocco di 48 mq), a cui si aggiunge un gennaker di 125 mq nelle andature portanti. Queste sono le barche che, con la loro inquietante ala rigida di oltre 20 metri, regateranno nei pre-act di Coppa America con a bordo un equipaggio di cinque persone del peso medio di 85 kg. I catamarani che invece gareggeranno nella Baia di San Francisco nella tornata finale del 2013 saranno gli AC da 72 piedi (22 metri), dal peso di 7 tonnellate e superficie velica di bolina di 360 metri quadrati (ala di 260 mq + fiocco di 100 mq), a cui si aggiunge un gennaker di 400 mq nelle andature portanti, i quali monteranno una spaventosa ala di 40 metri di altezza e saranno governati da un equipaggio di 11 persone. Di conseguenza, l’AC45 rappresenta soltanto un momento di passaggio, ed è perciò appunto il muletto con cui i team prenderanno dimestichezza prima di trovarsi dinanzi alle difficoltà degli AC72. Questi fratelli maggiorati degli AC45, non sono tuttavia i catamarani più grandi che siano mai stati impegnati in Coppa America. Il cat realizzato da Alinghi per il duello del 2010 con Bmw Oracle a Valencia era lungo oltre 27 metri e montava un albero di 60 metri, mentre nell’unico precedente, sempre nella sfida di Valencia, il trimarano di Larry Ellison montava un’ala alta ben 68 metri. Ciò nondimeno, si è ritenuto che le proporzioni dell’AC72 siano quelle che consentiranno le migliori prestazioni nei diversi tipi di gare.

Realizzati con materiali e tecnologie aerospaziali nei cantieri neozelandesi kiwi Core Builders Composites, che Oracle Racing ha scelto per la produzione della nuova serie di imbarcazioni da competizione della Classe AC, questi multiscafi grandi e potenti sono vere torpedini a basso dislocamento, cioè barche modernissime e filanti studiate per prestazioni a tutto campo e per essere manovrate in velocità, e perciò adatte sia per regate di corsa che per gare tattiche su campi stretti. Gli scafi, resi estremamente rigidi e leggeri dalle strutture in fibra di carbonio, montano rivestimenti a sandwich costituiti di due strati di carbonio dello spessore inferiore a 1 mm, laminati su un sottile strato ultraleggero in resina epossidica core a nido d’ape. L’ala, invece, in composito e con le centine ricoperte di una sottile pellicola, è costituita da due elementi: quello di sostegno anteriore, che per funzione può essere paragonato all’albero vero e proprio, e l’ipersostentatore posteriore, detto anche flap, che riducendo la turbolenza dell’aria sui lati della randa rigida, la vela wingsail, ne indirizza su di essa il flusso e contemporaneamente lo energizza. La forma dell’ala, quindi il profilo complessivo realizzato dall’angolazione tra l’elemento portante e il flap, costituito di tre pannelli sovrapposti, è regolata con un sistema simile a quello che su tutti i multiscafi limita la rotazione dell’albero e che consente di regolare lo svergolamento (o twist) della balumina. Naturalmente, il catamarano potrà inferire in regata sugli stralli anche un fiocco di 48 mq e, all’occorrenza, un gennaker di 125 mq nelle andature di poppa fino al gran lasco, ovvero, in sua vece, un Code Zero di 69,2 mq, il quale non è altro che un genoa leggerissimo che diventa utile quando le condizioni di vento (fino a 10 nodi) sono troppo deboli per bordeggiare ad angoli larghi, e nello stesso tempo non si può usare il gennaker perché si è troppo controvento (negli yacht da regata è anche usato tangonato con vento in poppa e a farfalla con randa e genoa). Il risultato è che, con un simile armamento, senza alcuna motorizzazione, che non è concessa, e di conseguenza con la sola regolazione manuale delle vele, in un attimo si schizza a 20 nodi, come si è potuto sperimentare sin dalla prima uscita collettiva nell’Hauraki Gulf, dove gli AC45, avendo incontrato 10-15 nodi di vento, hanno sviluppato velocità dai 20 ai 25 nodi. A curare il progetto dell’AC 45 sono stati Manolo Ruiz de Elvira, che si è occupato delle linee d’acqua, Scott Ferguson per lo sviluppo dell’ala rigida e Dirk Kramers per la struttura degli scafi. Lo scopo era di progettare una barca che non solo rispondesse ai criteri di prestazione, ma che potesse anche essere contenuta in un container di 40 piedi al fine di facilitarene il trasporto. Inoltre, queste imbarcazioni devono essere sufficientemente robuste per navigare entro un range di vento assai ampio e per resistere agli urti con l’acqua e alle collisioni.
L’AC45, che misura 44,13 piedi di lunghezza fuori tutto (paria a 13,45 metri) e 22,6 piedi di larghezza al traverso (pari a 6,9 metri), con dislocamento di 1400 kg, è spinto da un’ala rigida di 21 metri e mezzo di altezza e di 93,7 mq di superficie che dà rapidamente potenza allo scafo, consentendo nel contempo una buona manovrabilità ed eccellenti prestazioni nelle più diverse condizioni di mare e di vento. Capaci di navigare in un range compreso tra i 5 e i 30 nodi di brezza e di duplicare la velocità del vento per raggiungere velocità superiori ai 30 nodi in andatura portante, queste barche, contrastando lo scarroccio e riducendo i problemi di deriva, hanno dimostrato di poter mantenere i 20 nodi anche nelle andature di bordeggio, che consentono di risalire il vento nelle diverse fasi dell’orza, ma anche di essere capaci di ridurre rapidamente la velocità per mettersi in cappa o posizionarsi in panna nel letto del vento (si ricorda che il nodo internazionale, ingl. Nautical knot, abbr. Kn, corrisponde alla velocità di 1 miglio marino all’ora, cioè a 1,852 km/h). Nei cantieri kiwi Core Builders, dove tutte le barche sono state costruite, il nuovo catamarano commissionato da Patrizio Bertelli è stato montato a tempo di record, poco più di una settimana, e dopo il varo, avvenuto il 16 gennaio ad Auckland, e il suo debutto, il giorno successivo nelle acque della baia di Auraki, il catamarano con cui Luna Rossa parteciperà alle regate propedeutiche alla fase finale di Coppa America, ha già fornito prestazioni entusiasmanti, promettendo spettacolo. Intanto, per recuperare il gap con gli altri team, che hanno iniziato da tempo a preparsarsi per il week-end di aprile, i due AC45, Piranha e Swordfish, si trovano già a Gaeta per gli allenamenti del team italiano, che avrà così modo di completare la fase più impegnativa di conoscenza di questi portentosi bolidi del mare, capaci letteralmente di volare sull’onda, ma non certo facili da domare quando vengono lanciati a tutta briglia nel vento. La vela alare è molto più veloce da scaricare di una vela normale, basta un attimo che si scuffia. È già capitato molte volte, e forse tutti i team, alle prime prese con l’AC45, si saranno trovati ad avere a che fare con un simile inconveniente. Accadde ad Auckland nel gennaio 2011, pochi giorni dopo il battesimo del 45 piedi ad ala rigida, mentre a bordo c’era il team di Artemis. Fu la prima scuffiata, provocata da uno stallo, durante un turno della squadra svedese per effettuare il test della barca. Successivamente, il 12 giugno 2011, fu la volta di Russell Coutts, lo skipper neozelandese di Oracle detentore della Coppa America, la cui barca, in condizioni di mare mosso e vento teso, si capovolse nella baia di San Francisco durante una regata dimostrativa contro l’australiano Jimmy Spithill. Nella scuffiata Coutts, che si trovava al timone, venne proiettato in aria, mentre un altro membro dell’equipaggio, Shannon Falcone, fu scaraventato contro l’ala e la trapassò, e un terzo uomo cadde in acqua. Il catamarano venne poi raddrizzato con l’aiuto di una imbarcazione di assistenza e tutti rimasero illesi, ma Falcone, per precauzione, venne ricoverano per alcuni giorni in ospedale per gli accertamenti del caso. La domenica dell’11 settembre 2011 furono invece tre le barche che scuffiarono, delle quali solo una raggiunse il traguardo, quella di Team Korea, che pur essendo finita su di un fianco dopo aver ingavonato, era riuscita a raddrizzarsi e a guadagnare la linea di arrivo, mentre per Aleph e Green Comm la giornata dovette chiudersi con un ritiro. Perciò, se con una vela normale, venire investiti da fermi da una raffica a 30 nodi è già un problema, con un catamarano fornito di un’ala alta 21 metri e passa e con una superficie di 94 metri quadri, la cosa diventa piuttosto pericolosa.

Il Villaggio Regate e le infrastrutture necessarie ad accogliere i protagonisti dell’evento con i loro chase boat (imbarcazioni da inseguimento), sono intanto in allestimento a Bagnoli, quartiere situato a ovest di Napoli, tra il Vesuvio e i Campi Flegrei, centro già interessato da un importante piano di rilancio turistico, archeologico e paesaggistico. Sotto tale ottica, tanto gli organizzatori dell’America’s Cup World Series che gli amministratori locali sono convinti che l’evento contribuirà ad accelerare il processo di rivalutazione di tutta l’area napoletana e flegrea. Bagnoli, che confina con Pozzuoli, è stata dall’antichità fino al Sette-Ottocento un importante centro turistico e termale, divenendo agli inizi del Novecento, per la sua posizione strategica nel golfo di Napoli, uno dei più importanti siti industriali del Mezzogiorno d’Italia. Negli anni Novanta sono stati dismessi gli ultimi insediamenti dell’Ilva, ex Italsider, le acciaierie che ancora occupavano la vasta area pianeggiante di Bagnoli che prospetta il mare al di sotto dell’alta rupe di Posillipo, e da cui inizia lo stupendo litorale dei Campi Flegrei.

Bagnoli e panorama della costa dei Campi Flegrei

La cittadella velica e le infrastrutture di contorno saranno pronte per la prima settimana di aprile, quando i team arriveranno in città per prepararsi in vista delle sessioni libere di allenamento del 7 e 8 aprile. Le regate valide ai fini dell’evento inizieranno però l’11 aprile. Il Villaggio Regate rimarrà aperto dal 7 al 15 aprile e accoglierà appassionati di vela e semplici curiosi con un ricco programma di intrattenimento serale. Il nuovo formato della manifestazione renderà più equilibrato l’evento tra i duelli di match race (le gare a due), i fleet racing (le regate di flotta) e gli speed tests (le prove di velocità) nel corso dei cinque giorni di gara, che raggiungeranno il loro apice domenica 15 aprile, quando sarà incoronato il vincitore del Fleet Racing Championship dell’AC World Series di Napoli, una gara in cui, come è noto, “there is no second”, non c’è secondo [classificato]! Motto che può benessimo valere anche per le gare di selezione.

La maggior parte delle opere in mare e sul lungomare di Napoli sono ormai pronte, anche se non manca un po’ di suspense per i più minuti accorgimenti necessari alla buona riuscita dell’evento. Gli interventi sono stati volti soprattutto a rifare il “baffo” alla scogliera foranea all’altezza della Rotonda Diaz di via Caracciolo, che è stata prolungata di 85 metri verso est e di 75 metri verso ovest. Altri lavori hanno garantito la sicurezza degli specchi d’acqua retrostanti le scogliere, da riservare alle operazioni di varo e alaggio delle imbarcazioni, soprattutto in caso di cattive condizioni meteo. L’investimento iniziale per la realizzazione di tutte le opere necessarie ad ospitare l’incontro internazionale di vela è stato intorno ai 24 milioni di euro, ma le previsioni già indicano per Napoli un ritorno superiore ai 73 milioni, cioè almeno tre volte la posta di partenza.
L’11 aprile 2012 si rinnoverà dunque per i Napoletani l’antichissima emozione di vedere spiegate nel golfo, per un evento che sarà certamente da ricordare, le favolose vele latine delle barche da regata più belle e veloci del mondo.

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7 risposte a 11 APRILE 2012: L’AMERICA’S CUP RIPORTERA’ A NAPOLI UN’ANTICA QUANTO DESIDERATA EMOZIONE

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